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Pablo Neruda: le poesie più belle sulla natura

Pablo Neruda: le poesie più belle sulla natura

Da “Bosco” a “Ode all’Estate” andiamo a scoprire alcune delle poesie più intense che Pablo Neruda ha dedicato ai paesaggi naturali.

La natura nelle poesie di Pablo Neruda occupa un ruolo di rilievo. I paesaggi restano in teoria sullo sfondo ma si trasformano a tratti nei protagonisti dei versi. Alberi, animali, fiumi e montagne fanno da punto di riferimento per l’uomo e diventano una sorta di rifugio in cui cercare conforto nel caos della vita quotidiana. Andiamo allora a scoprire insieme alcune delle liriche in cui l’autore cileno dipinge ambienti unici.

Pablo Neruda: le poesie più belle sulla natura
@envatoelements

Le poesie di Pablo Neruda sulla natura

“Bosco” 

Ora verde, ora splendida! Son tornato a dir 
sì all’appartenente silenzio, all’ossigeno verde, 
al nocciolo rotto dalle piogge d’allora, 
al padiglione d’orgoglio che assume l’araucaria, 
a me stesso, al mio canto cantato dagli uccelli. 
Ascoltate, è il gorgoglio ripetuto, il cristallo 
che a puro cielo grida, combatte, modifica, 
è un filo che l’acqua, il flauto e il platino
mantengono nell’aria, di ramo in ramo puro, 
è il gioco simmetrico della terra che canta, 
è la strofa che cade come una goccia d’acqua.

“Ode all’ape” 

Moltitudine di api! 
Entra ed esce 
dal carminio, dall’azzurro, 
dal giallo, 
dalla più tenera 
morbidezza del mondo: 

entra in 
una corolla 
precipitosamente, 
per affari, 
esce 
con un vestito d’oro 
e gli stivali 
gialli. 

Perfetta 
dalla cintura, 
con l’addome rigato 
da sbarre scure, 
la testolina 
sempre pensierosa 
e le 
ali bagnate: 

entra 
in tutte le finestre odorose, 
apre 
le porte della seta, 
penetra nei talami 
dell’amore più fragrante, 

inciampa 
in 
una 
goccia 
di rugiada 
come in un diamante 

e da tutte le case 
che visita 
estrae 
il miele 
misterioso, 
ricco e pesante 
miele, spesso aroma, 
liquida luce che cade a goccioloni, 
finché al suo 
palazzo 
collettivo 
ritorna 
e nelle gotiche merlature 
deposita 
il prodotto 
del fiore e del volo, 
il sole nuziale serafico e segreto! 

Moltitudine d’api! 
Elevazione sacra 
dell’unità, 
collegio 
palpitante! 

Ronzano 
sonori 
numeri 
che lavorano 
il nettare, 
passano 
veloci 
gocce d’ambrosia: 

è la siesta 
dell’estate nelle verdi 
solitudini 
di Osorno. Sopra 
il sole inchioda le sue lance 
nella neve, 
isplendono i vulcani, 

ampia 
come 
i mari 
è la terra, 
azzurro è lo spazio, 
ma 
c’è qualcosa 
che rema, è 
il bruciante 
cuore dell’estate, 

il cuore di miele 
moltiplicato, 
la rumorosa ape, 
il crepitante 
favo 
di volo e oro! 

Api, 
lavoratrici pure, 
ogivali 
operaie, 
fine, scintillanti 
proletarie, 
perfette, 
temerarie milizie 
che nel combattimento attaccano 
con pungiglione suicida, 

ronzate, 
ronzate sopra 
i doni della terra, 
famiglia d’oro, 
moltitudine del vento, 
scuotete l’incendio 
dei fiori, 
la sete degli stami, 
l’acuto 
filo 
di odore 
che raccoglie i giorni, 

e propagate 
il miele 
oltrepassando 
i continenti umidi, le isole 
più remote del cielo 
dell’ovest. 

Sì: 
la cera innalzi 
statue verdi, 
il miele sparga 
lingue 
infinite, 
e l’oceano sia 
un alveare, 
la terra 
torre e tunica 
di fiori, 

e il mondo 
una cascata, 
chioma, 
crescita 
inesauribile 
di favi!

“Temporale” 

Tuona sopra i pini 
La nube densa sgrana le sue uve, 
cade l’acqua da tutto il cielo vago, 
il vento scioglie la sua trasparenza, 
si riempiono gli alberi di anelli, 
di collane, di lacrime fuggenti. 
Goccia a goccia 
la pioggia si raccoglie 
ancora sulla terra. 
Un solo tuono vola 
sopra il mare e i pini, 
un tuono opaco, oscuro, 
un movimento sordo: 
si trascinano 
i mobili del cielo. 
Di nube in nube cadono 
i pianoforti delle altezze, 
gli armadi celesti, 
le sedie e i letti cristallini. 
Tutto è trascinato dal vento. 
Canta e racconta la pioggia.

“Vastità di pini” 

Ah vastità di pini, rumore d’onde che si frangono, 
ento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola 
chiocciola terrestre, in te la terra canta! 
In te i fiumi cantano e in essi l’anima mia fugge 
come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco 
di speranza 
e lancerò in delirio il mio stormo di frecce. 
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia 
e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite, 
e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente 
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s’annida. 
Ah la tua voce misteriosa che l’amore tinge e piega 
nel crepuscolo risonante e morente! 
Così in ore profonde sopra i campi ho visto 
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.

“Ode all’estate” 

Estate, violino rosso, 
nuvola chiara, 
un ronzio 
di catena montuosa 
o di cicala 
ti precede, 
il cielo 
a volta, 
liscio, luccicante come 
un occhio, 
e basso il suo sguardo, 
estate, 
pesce del cielo 
infinito, 
elitra lusinghiera, 
pigro 
letargo 
pancino 
di ape, 
sole indiavolato, 
sole terribile e paterno, 
sudato 
come un bue lavorando, 
sole secco 
nella testa 
come un inaspettato 
garrotoazo, 
sole della sete 
camminando 
per la sabbia, 
estate, 
mare deserto, 
il minatore 
di zolfo 
si riempie 
si riempie 
di sudore giallo, 
l’aviatore 
percorre 
raggio a raggio 
il sole celeste, 
sudore 
nero 
scivola 
dalla fronte 
agli occhi 
nella miniera 
di Lota, 
il minatore 
si stropiccia 
la fronte 
nera, 
ardono 
le sementi, 
scricchiola 
il grano, 
insetti 
azzurri 
cercano 
ombra, 
toccano 
la freschezza, 
sommergono 
la testa 
in un diamante. 

Oh estate 
abbondante, 
carro 
di mele 
mature, 
bocca 
di fragola 
in mezzo al verde, 
labbra 
di susina selvatica, 
strade 
di morbida polvere 
sopra 
la polvere, 
mezzogiorno, 
tamburo 
di rame rosso, 
e a sera 
riposa 
il fuoco, 
la brezza 
fa ballare 
il trifoglio, entra 
nell’officina deserta; 
sale 
una stella 
fresca 
verso il cielo 
cupo, 
crepita 
senza bruciare 
la notte

dell’estate.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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